“La meta è partire”
(Giuseppe Ungaretti)
Siamo ancora frastornati, insicuri, impotenti. Ci riconosciamo solo nei medici, negli infermieri, in coloro che sono in prima linea per aiutarci. Con ciascuno di loro abbiamo stabilito un’empatia a distanza, ci riconosciamo in loro e cominciamo, piano, a dare il giusto peso a quanto pensavamo di essere. Ciascuno di noi è un microcosmo di competenze e di emozioni che necessitano di essere messe a disposizione per immaginare il domani. Chi sarà in grado di essere apripista nell’imminente domani che non potrà più essere uguale a prima. L’economista francese Jaques Attali ha così sintetizzato il proprio pensiero “A vincere la nuova sfida saranno i comparti “ontologicamente più empatici”: quello della sanità ovviamente ma anche tutte le attività connesse all’alimentazione sana, alla crescita culturale, all’arricchimento delle competenze, alla cura dell’ambiente. Probabilmente si smetterà di acquistare in maniera compulsiva cose inutili e si punterà a un migliore uso del tempo personale”. Di fatto viene rimesso al centro l’Uomo e l’autenticità delle cose che faremo. Una consapevolezza della ricerca di attività che coniugano stili di vita attenti ai bisogni nostri e dell’ambiente che ci circonda. Ripartire significa aprire fabbriche e luoghi di lavoro ma anche riappropiazione di tradizioni ludiche anch’esse piene di persone con il loro lavoro. Ma se la meta è partire, diventa necessario comprendere che una rinnovata fiducia in noi stessi, negli altri, nelle istituzioni dovrà rispondere a dei rinnovati valori che pongano seriamente in primo piano competenze che si coniugano tra loro. Serve fiducia come se fosse una medicina o meglio uno stimolante, un’iniezione di ossitocina riprendendo uno spaccato del neuro economista americano Paul J. Zak che citava come una corretta ed efficace comunicazione possa indurre una produzione di ossitocina rendendoci più ricettivi a comprendere ciò che diventa empatico per noi. Vincenzo Russo dello IULM di Milano ha fatto un parallelo tra la crisi attuale e quanto successo nel 2008 che aveva già creato un primo spartiacque nei cambiamenti dei comportamenti di consumo e valoriali. La crisi attuale accentuerà ancora maggiormente la richiesta di autenticità e importanza di relazioni sociali. Avremo un cambio di paradigma dove non basterà solo quanto le persone dichiarano ma la necessità di interpretare i bisogni emozionali. Questo passaggio dovremo renderlo semplice, fruibile poichè creare empatia risulta mentalmente faticoso, mettersi nei panni altrui lo abbiamo evitato, con il risultato di diventare indifferenti e quindi meno capaci di cogliere opportunità.
“L’empatia fra le persone è come l’acqua nel deserto: si incontra di rado, ma quando capita di trovarla ti calma e ti rigenera.” (Emanuela Breda)
Pietro Aloisio