Senza vedere la Sicilia non si può capire l’Italia.
La Sicilia è la chiave di tutto
(J.W. Goethe)
Viaggiare in giro per l’Italia è un continuo esercizio di stile nell’essere solleticato nei sensi. E’ una esperienza ricordare ciò che si è visto, diventa memorabile se ci portiamo a casa profumi ed odori, sensazioni uditive e tattili, se rimaniamo arricchiti da sensazioni gustative e riusciamo a percepirne le sfumature. Quest’anno ho cominciato ad attivare i miei sensi arrivando ad Aci Trezza, borgo marinaro dove Giovanni Verga ambientò il suo I Malavolglia. Questa piccola località è ricchissima sotto il profilo ambientale con i maestosi faraglioni e l’Isola Lachea, riserva naturale, che si stagliano a poche centinaia di metri dalla costa, questo profilo che muta con il mutare delle ore del giorno, quasi abbacinante al mattino, romantico al tramonto e misterioso la notte illuminato dalla luna. La storia di Aci Trezza si intreccia con la mitologia greca ed è raccontata in uno dei passi dell’Odissea. Polifemo accecato da Ulisse, che fugge dalla grotta del ciclope verso la sua nave, lancia enormi macigni nel tentativo di colpire la nave del re di Itaca che si conficcano nel fondale dando origine ai faraglioni che tutti ammiriamo. Il suo nome deriva dal mito di Aci , giovane pastore che si innamora ricambiato dalla Ninfa Galatea che viene però ucciso dal geloso Polifemo. Galatea piange il suo perduto amore in riva al mare e gli Dei commossi tramutarono Aci in un fiume dando modo ai due innamorati di incontrarsi ogni giorno in mare. Fin qui la storia, il mito e la leggenda. Ma entrano in gioco anche altri aspetti a solleticare i miei sensi a cominciare da una tipica colazione con granita di mandorla e brioche con il “tuppo”. La granita deve sapere essere apprezzata da chi siciliano non è. Il freddo è contrastato dal tiepido della brioche che riesce ad esaltare le note di mandorla all’olfazione diretta. Il gusto è intenso con un dolce che non diventa stucchevole lasciando una piacevole persistenza tattile in bocca. Catania dista circa 15 minuti in macchina ed arrivati nel suo centro storico siamo accolti dal suo stile Barocco dopo la sua ricostruzione dal terremoto del 1693. Lo stile rimasto intatto ha consentito il riconoscimento di Patrimonio Mondiale dell’Umanità da parte dell’UNESCO. Anche Catania è culla del buon cibo declinato in maniera unica e assaporare un buonissimo Arancino in via Etnea è una di quelle esperienze da ricercare. L’arancino, rigorosamente al maschile, fonde fin dal primo morso tutte le sensazioni. Dalla forma allungata e dorato grazie alla sua leggera panatura, dalla croccantezza della stessa e dagli intensi profumi di carnè e ragu’ fino al ricercato equilibrio in bocca di un prodotto che per sua natura dovrebbe tendere alla secchezza ed invece è un tripudio di succulenza. Finisco con un immancabile cannolo di ricotta che non può essere raccontato, va vissuto morso dopo morso, assaporato lasciandoti una sensazione di appagamento sensoriale.
Pietro Aloisio