Molto spesso quando pensiamo agli sciroppi, siamo portati a considerare tali prodotti come elementi ricchi in zuccheri, per nulla salutari e molto industriali. Purtroppo questa nomea è difficile da eliminare a causa di molteplici immagini pubblicitarie che hanno ghettizzato gli sciroppi come alimenti da eliminare e dannosi per salute, soprattutto per i più piccoli.
Quasi mai, si riflette sull’aspetto poetico che invece tali prodotti possono nascondere. C’è forse qualcosa di più raffinato di un elisir di fiori?
Preparazioni antiche, ricche di sapienza, rispetto per la natura e conoscenza si concretizzavano all’interno delle realtà monastiche della nostra Regione, una di queste era lo sciroppo di fiori di sambuco. Tale ricetta, ad oggi custodita con grande gelosia da piccole realtà dislocate nel territorio, continua ad affascinare per le sue origini remote e per la sua versatilità.
Il fiore del sambuco si presenta come una infiorescenza elegante, caratterizzata da una nuance bianco avorio che cresce spontaneamente in primavera nelle campagne friulane. Impossibile da non riconoscere per il profumo inteso ed aromatico che possiede, rappresenta una vera e propria macchia di colore tra gli alberi, spesso posizionati a confine tra i vari terreni agricoli. Ma e’ possibile custodire e trasmettere così tanta bellezza, che può essere apprezzata solo per un lasso di tempo limitato, in un alimento? Lo sciroppo è la soluzione.
Dopo un’accurata raccolta manuale, i fiori di sambuco vengono fatti macerare per un paio giorni in un contenitore ermetico e refrigerato, con alcune fette di limone. Terminata questa prima fase, il succo prodotto viene filtrato e fatto bollire per pochi minuti, aggiungendo lo zucchero. La bollitura consente sia di sanificare il prodotto che di addensarlo, fino ad ottenere la viscosità tipica di uno sciroppo. Il risultato è un tripudio di emozioni.
Alla vista, lo sciroppo si presenta come un liquido zuccherino caratterizzato da una moderata densità, la cui colorazione riflette sia il giallo che il verde. All’olfatto, lo sciroppo rileva forti note di fiori bianchi, di agrumi e di vegetale fresco.
A livello gustativo, lo sciroppo regala note di dolce, acido ed amaro ma è la persistenza gustativa che si avverte dopo la deglutizione, che rende il sambuco il re degli sciroppi. Il senso di freschezza, la capacità dissestante di tale prodotto, fanno sì che esso sia una bevanda estremamente armonica e gradevole.
Insieme al sambuco anche dall’acacia è possibile ottenere un delicato e profumato sciroppo. Essi non rappresenta soltanto dei fiori campestri ma dei veri e propri monumenti alla territorialità regionale. Delle tipicità che contraddistinguono il nostro territorio e ne permettono l’esaltazione. Quest’ultima strada è percorribile anche attraverso la cucina, l’analisi sensoriale, lo studio delle ricette e dei prodotti tradizionali al fine di promuovere le peculiarità regionali.
Chiara Gasparini