Chiara, ambrata, scura, microfiltrata, pastorizzata, doppio malto, analcolica, gluten-free; una matrice che nel corso della storia ha saputo conciliare la tradizione, unita con sapienza, a processi di filiera innovativi. Bisogna tornare indietro fino al 5000 a. C. per trovare le prime tracce di questa bevanda in Mesopotamia. Famosa in tutto il medio oriente, nettare offerto alla dea Demetra in Grecia, in Italia arrivò ai romani attraverso gli etruschi. Il vero passo in avanti si ebbe nel medioevo dove, grazie ai monaci si ebbe l’introduzione del luppolo nella ricetta originale costituita al principio solo da erbe, spezie, bacche e cortecce d’albero. Al giorno d’oggi, la denominazione di birra viene attribuita al prodotto ottenuto dalla fermentazione alcolica di ceppi di lieviti di Saccharomyces Carlsbergenis o di Saccharomyces Cerevisae in un mosto contenente malto d’orzo aromatizzato ed amaricato con del luppolo. La sua composizione, oltre ad un apprezzabile grado alcolico, conferisce numerose proprietà benefiche. Elevato è l’apporto di vitamine e sali minerali tra cui calcio e fosforo ed una minore concentrazione di sodio. Proprietà antiossidanti e antitumorali sono donate dai flavonoidi e polifenoli tra cui lo xantumolo utile nell’inibizione delle cellule tumorali. Alla vista, riscontriamo un’ampia rosa di colori con tonalità che virano da un giallo limone, ad un giallo paglierino, migrando ad un rosso ambrato fino ad un intenso castano cioccolato. L’intensità del colore si combina, soprattutto nelle birre chiare, con il tasso di limpidezza. Elemento principe è la schiuma che corrisponde ad uno strato superficiale compatto di bollicine dal colore biancastro che forma una sorta di cappello alla birra. Alla degustazione, le papille gustative sono pervase da una dolcezza bilanciata armoniosamente da una forte componente amara e talvolta acida. Al tatto si percepisce tutto il corpo della birra stessa, ma anche la morbidezza, l’alcolicità, la percezione sferica e la persistenza gustativa. Il panorama olfattivo si presenta complesso ma al tempo stesso molto fine e ricco. Al nostro olfatto fanno capolino note floreali e fruttate, in base alla birra che si degusta, si possono prediligere note di frutta matura piuttosto che di frutta a pasta bianca e acidula. Lieve e quasi impercettibile dev’essere il sentore di “crosta di pane”, prodotto della fermentazione dei lieviti. Sentori di vegetale e di erbaceo si uniscono a note di pasticceria e note speziate.
Francesca De Zotti Michielin